Rignano sull’ Arno e dintorni
Di seguito alcune indicazioni su cosa vedere e fare nel nostro territorio
Borgo storico del Valdarno, in giro tra antiche dimore e pievi romaniche
Il territorio del Comune di Rignano sull’ Arno si trova su un’area prevalentemente collinare, a Sud Est di Firenze, nel Valdarno Superiore, ed il capoluogo ha sede vicino al fiume Arno sulla riva sinistra. Particolari condizioni ambientali hanno certamente favorito fin dalle epoche più antiche il formarsi di stabili insediamenti umani nella zona. Una serie di ritrovamenti archeologici in diverse località dimostrano un intenso popolamento già in età etrusca. Forse, Rignano sull’ Arno che sembra derivare dal termine latino “Arinianum”, come attesta il toponimo prediale (vocabolo latino praedia, che significa poderi), fu insediamento di una colonia romana.
La storia
Il toponimo Rignano trae il nome da un appezzamento agricolo (pagus Herannianus) situato, con buona probabilità, nel piano dove in seguito verrà costruita la Pieve di San Leolino. Il nome di Rignano, infatti, ha seguito nella sua storia lo sviluppo del paese. Dapprima legato alla Pieve, passò successivamente al Castello e poi al Ponte sull’Arno. Il castello sorse non lontano dalla Pieve tanto che, ad oggi, sul poggio del Castelluccio, posizione del villaggio di Casa Rignano sito sulla collina che domina il centro amministrativo a Nord, se ne trovano i ruderi.
La testimonianza più antica è una carta del 1086 e forse testimonia le prime tracce del centro abitato: riguarda la donazione da parte di Serafino, figlio di Rodolfo, di sua moglie Iota e di sua madre Mardula, di alcune proprietà, fra le quali “terris et rebus et castellum novo qui vocatur Regnano”. Significativo è il fatto che fino dal 1086 esistesse a Rignano un castello nuovo, in quanto ciò presuppone, ovviamente, l’esistenza di un castello vecchio. Ed infatti, in contratti successivi troviamo: nel 1170 “actum in castello vetero de Rignano” e nel 1213 vendita al monastero di Vallombrosa di “duas petias terrarum positarum ad Rignanum e una medietatem unius domus posite in castellare veteri de Rignano”.
Altre tracce di un centro abitato si hanno nel XII Secolo quando Emanuele Repetti scrive riguardo alla voce Rignano e Ponte a Rignano che se ne conosce l’esistenza a seguito di “un privilegio concesso dall’Imperatore Arrigo VI nel 1191 alla badessa e monache del vicino Monastero di Sant’Ellero, e conferma loro fra i molti beni che possedevano anco quelli di Rignano, nei quali possessi più tardi sottentrarono i monaci di Vallombrosa“.
Nonostante la costruzione del mediceo Ponte di Rignano le cui origini vanno individuate tra il 1280 ed il 1380 quando vennero costruiti circa venti ponti nei territori controllati dal Comune fiorentino (prima testimonianza certa dell’esistenza del ponte si trova nella “Cronica” di Giovanni Villani del 1343), il capoluogo rimase a lungo formato da poche case e sparse lungo la direttrice di attraversamento del fiume Arno. Probabilmente disposizione caratterizzata dal percorso della via Cassia romana (Cassia Adriana) rispetto al precedente tracciato etrusco (Cassia Vetus) che unisce le provincie di Arezzo e Firenze. Durante il 1500 l’abitato è un tranquillo borgo di contado adiacente al ponte. In quel secolo il paese, conosciuto come Ponte a Rignano, aveva per tradizione un proprio mercato che fu interrotto solo per qualche anno per gli effetti dell’assedio di Firenze del 1530. Era operante già 1426 inoltre lo spedale dei Santi Filippo e Giacomo per l’assistenza ai viandanti. Preponderante era l’attività agricola, sia durante il Seicento che nel Settecento, motivo per cui la grande maggioranza degli abitanti vivesse nelle case fuori dal centro cittadino.
Il 13 febbraio 1773 il Granduca Pietro Leopoldo abolì la ripartizione in leghe per costituire le comunità. Nasce così la Comunità di Rignano dalle ceneri della precedente lega; fu formata da 15 popoli che furono distaccati dalla Podesteria di Pontassieve per essere inserita nel Vicariato di San Giovanni. Nel 1835 fu istituito un mercato settimanale al lunedì e la fiera da svolgersi ogni primo lunedì di maggio.
L’impulso maggiore allo sviluppo arriva subito dopo l’Unità d’Italia con la costruzione della linea ferroviaria Firenze Roma che ha favorito l’abitato con una propria stazione che serve anche il vicino Comune di Reggello e le relative adiacenti frazioni di San Clemente e Leccio. L’inaugurazione della linea, avvenuta nel 1866, contribuisce anche allo sviluppo sociale del paese che, tra il 1875 e il 1880, vide la costruzione del Municipio e una serie di iniziative pubbliche e private che portarono a un’espansione urbanistica dell’abitato. Lo scalo ferroviario per tutto il secolo divenne il riferimento per i prodotti agricoli rignanesi e le fattorie ne ebbero notevoli vantaggi. Intanto, dopo la breve esperienza di inizio Ottocento di una fabbrica di colla, attorno al 1880 iniziano anche le prime attività industriali. Attorno al 1880 fu impiantata una cartiera e si costruì uno stabilimento per la produzione di cementi e calci per sfruttare i giacimenti di calcare delle colline immediatamente adiacenti il capoluogo.
La popolazione del territorio comunale aumentò in maniera considerevole, grazie anche allo sviluppo del cementificio, fino al 1917 quando si toccarono i 6954 abitanti. Urbanisticamente Rignano, che per secoli era rimasto un abitato di limitata estensione, tra i due capi del ponte assieme alla frazione di San Clemente, cambiò fisionomia. Tra il 1920 e il 1930 si arricchisce delle schiere di case che caratterizzato oggi il centro di Viale Vittorio Veneto e Via Piave, mentre una lunga serie di villini vennero costruiti lungo le pendici della collina. Nel 1922, assieme al raddoppio ferroviario della linea nazionale, viene costruito il lungo viadotto ad arcate che ancora oggi affianca l’Arno. In questi anni sorsero anche alcune opere pubbliche di notevole rilievo tra cui un teatro, un asilo, il campo sportivo ed i macelli pubblici. La popolazione rimane stabile a cavallo tra le due guerre per poi calare sensibilmente come rilevato dal censimento del 1961.
Gravissimi furono comunque i danni portati dalla Seconda Guerra Mondiale. Il ponte di Rignano fu distrutto assieme alla stazione ferroviaria e al Palazzo Comunale. Crollarono anche buona parte delle abitazioni centrali e quelle della vicina San Clemente, anche il cementificio fu bombardato pesantemente.
Episodio rilevante, il 3 agosto 1944 come rappresaglia contro Albert Einstein, furono uccisi dalle milizie naziste alcuni componenti della famiglia che si erano trasferiti nelle vicinanze di Troghi alla fine degli anni trenta. In essa morirono Cesarina Mazzetti (Nina), Luce ed Annamaria Einstein, moglie e figlie di Robert Einstein cugino di Albert; questa vicenda è nota come strage di Rignano o strage del Focardo. Spezzato dal dolore l’anno successivo, nel giorno del 32º anniversario di matrimonio con Nina, si suicidò anche Robert che fu sepolto accanto alla famiglia nel Cimitero della Badiuzza, presso la località Le Corti, a poca distanza dalla Villa del Focardo, dove tutt’oggi è visibile il monumento in loro ricordo.
L’opera di ricostruzione dopo il conflitto permise di riattivare gran parte delle vie di comunicazione già tra il 1946 e il 1947, mentre negli anni successi venne completata nel 1954 anche una nuova chiesa cittadina che si affiancò alla Pieve di San Leolino che lentamente cadde in disuso.
Il paese iniziò lentamente ad espandersi in nuove direttrici, verso la vecchia Pieve e verso il Pian dell’Isola. Lo sviluppo è accelerato negli ultimi due decenni in quanto il capoluogo e le sue frazioni stanno conoscendo una rapida crescita demografica favorita anche dallo spostamento di molti cittadini fiorentini dell’area urbana verso le zone periferiche della Provincia.
Rignano sull’Arno è luogo di nascita di personaggi illustri come Lapo da Castiglionchio canonista e scrittore amico del Petrarca (?-1381), Vespasiano da Bisticci umanista (1421-1489), del pittore e poeta Ardengo Soffici (1879-1964) e Matteo Renzi (1975) oggi capo del Governo Italiano.
Monumenti e luoghi di interesse
Nel capoluogo la Pieve di San Leolino le cui testimonianze già nel 1066 in un documento del Monastero Maggiore di San Piero a Firenze, registra la donazione della nobil Donna Kisla, la vedova di Azzo di Pagano. Papa Pasquale II ha parlato della chiesa nel 1103. Nove chiese erano dipendenti dalla Pieve che a sua volta era una delle 36 diocesi di Fiesole. Esaminando la struttura della Pieve, troviamo aspetti architettonici caratteristici, particolari al periodo romano antico. Anche se la chiesa è stata recentemente restaurata, la parte posteriore, le tre absidi, parte della navata, e la parte inferiore del campanile sono datati alla costruzione originale. La parte superiore della torre campanaria, ha quattro archi aperti circondati da pietre a forma di cuneo di colore verde e bianco in alternanza. Oggi, solo l’area che ospita i due archi finali fanno parte della chiesa originaria, la parte anteriore è una nuova costruzione (cioè i tre archi rimanenti), probabilmente costruita nel XVII Secolo. Nel corso degli ultimi secoli, la chiesa è stata arricchita di numerose opere d’arte tra le quali dipinti, affreschi e statue. Alcune delle opere d’arte sono oggi conservate nella nuova chiesa a Rignano sull’Arno, altre sono andate perdute, forse per sempre. Quando la Pieve è stata restaurata dal 1995 al 2002, due importanti affreschi sono stati restaurati; il primo, un’opera d’arte della fine del XIV Secolo raffigurante ‘Incoronazione della Vergine tra gli Angeli ed i Santi‘ che si trova sulla sinistra della chiesa, il secondo affresco più piccolo rappresenta ‘La Madonna che allatta‘ e si trova sul lato destro, risale ai primi del XV Secolo ed è stato attribuito al pittore fiorentino Bicci di Lorenzo. Il restauro dell’affresco ‘Incoronazione della Vergine‘ ha permesso di scoprire la sinopia (cioè l’abbozzo originale dall’artista). Sul lato sinistro all’ingresso principale è possibile vedere la fonte battesimale esagonale di terracotta invetriata attribuito a Benedetto e Santi Buglioni del XVI Secolo, di grande interesse sono le storie incise di San Giovanni Battista.
Nella frazione di Rosano è insediato il Monastero di Santa Maria di Rosano, fondato nel 780. Come inciso sulla facciata il convento fu donato dalla famiglia Guidi nel corso del XI Secolo; ha subito numerosi ampliamenti di cui due principali, uno del XVI Secolo e uno del XVIII, il primo porta il tocco di Michelozzo. Gestito dalle suore Benedettine di clausura, il complesso è stato ultimamente ristrutturato nel 1966 dall’architetto Guido Morozzi. La chiesa romanica, con tre navate poggianti su pilastri quadrangolari e il portale del 1523 nella facciata, è stato restaurato alla sua forma nel XIV Secolo. Da un lato, il campanile del XII Secolo svetta verso l’alto con i set di singole, doppie e triple bifore. All’interno della chiesa, c’è un trittico di Giovanni dal Ponte del 1430, un raro Crocifisso del XIII Secolo dal Maestro di Vico e una fonte battesimale del 1423. La cripta a volta conserva ancora parte dell’ abside romanica, trasformata nel XVI Secolo durante il processo di allargamento ed un altare intarsiato. La Messa di Natale viene celebrata in canto Gregoriano. Presso il piccolo punto vendita è possibile acquistare oggetti di ricamo a mano realizzati dalle suore.
Vicino al convento di Rosano c’è la Fattoria di Castiglionchio, una villa attualmente adibita a complesso turistico: realizzata sopra un antico castello che fu parzialmente distrutta dai Ghibellini dopo la battaglia di Monteaperti nel 1260; fortezza ricostruita un secolo dopo ma nuovamente distrutta.
Proseguendo in direzione di Villamagna si trova la Chiesa di San Lorenzo a Miransù, un antico edificio religioso che era già noto nel corso dei primi decenni del XI Secolo, strutturata nella sua forma attuale nel corso del XIV Secolo, ritoccata nel 1886 e definitivamente rinnovata negli anni dal 1966 e 1968. La chiesa ha tre navate delimitate da archi supportati da pilastri quadrangolari con abside semicircolare. Il campanile merlato è incorporato nella chiesa; gli stemmi del patrono del paese sono conservati sulla splendida facciata.
Nuovamente in direzione del capoluogo troviamo il Castello di Volognano, un antico possedimento Ghibellino successivamente trasformato in villa con accenti neogotici. Nella Chiesa di San Michele a Volognano, che è stata ricostruita alla fine del XIX Secolo, sono conservate una pala d’altare del 1514 di Mariotto Albertinelli, una “Madonna col Bambino” di Lorenzo di Bicci e una “Madonna” del Maestro di Volognano, artista sconosciuto vicino Domenicio Puligo e Rosso Fiorentino.
Proseguendo in direzione di San Donato in Collina in località Santa Maria è presente la Chiesa di San Pietro in Perticaia che conserva la primitiva struttura romanica con lo schema a semplice aula rettangolare chiusa dall’abside. Restaurata nel corso degli anni Ottanta del Novecento, il piccolo complesso comprende anche una canonica e i resti di un piccolo chiostro rinascimentale. La chiesa ospita un bel trittico attribuito al Maestro dell’ Incoronazione di Cristo (fine del XIV Secolo, proveniente dalla vicina chiesa di Torri e un Crocifisso ligneo di pregevole fattura di scuola fiorentina di fine XV secolo ed inizi XVI).
Salendo verso Nazio, una deviazione porta alle rovine del Castello di Antica danneggiato dai Ghibellini dopo la battaglia di Montaperti nel 1260. Vestigia medievali rimangono visibili tra le quali i lati della Chiesa romanica di Sant’Andrea, oggi purtroppo fienile.
Proseguendo troviamo la deviazione per San Cristoforo in Perticaia, ora chiamato Monastero di Santa Maria in San Cristoforo, pieve costruita nel XI Secolo su rovine antiche di un castello sulla cima della collina; essa conserva un portico eccellente con cinque arcate e un trittico attribuito a Cenni di Francesco, che rappresenta la Madonna ed il bambino ed ai lati S. Cristoforo e S. Margherita la quale schiaccia la testa del lupo che rappresenta il male. Il nome ‘Perticaia‘ è di origini longobarde, infatti in quel luogo c’era un insediamento di longobardi che posizionavano un bastone chiamato ‘Pertica‘ su ogni tomba del cimitero. Nel 1997, alla fine dei lavori di restauro, la messa per la dedicazione della chiesa fu celebrata da Cardinale Joseph Ratzinger, e divenuto poi Papa Benedetto XVI.
Scendendo da località Le Corti a destra si nota il campanile a vela dell’antica Chiesa di Badiuzza a Ughi costruita dai monaci Vallombrosani nel XII Secolo. Nella chiesa si sono mantenuti alcuni elementi che ricordano le antiche origini. E’ formata da un’aula coperta con il tetto dotato di scarsella ove sono conservate strutture romaniche. A questi si sono aggiunti in un secondo tempo altri elementi di carattere gotico, inoltre si può osservare nell’abside la finestra ogivale della prima metà del XIV Secolo.
Vicino a Badiuzza, raggiungibile a piedi si trovano le rovine del Monasteraccio a Casignano, una costruzione fondata nel 1311 e soppressa nel 1502, secondo una leggenda, a causa del comportamento trasgressivo dei monaci Benedettini. Rimangono i resti di un muro e di una torre con arco gotico.
Vicino San Donato in Collina è visibile la spettacolare Villa di Torre a Cona ex proprietà della famiglia Quona, poi della famiglia Rinuccini e oggi dei Rossi di Montelera. E’ stata costruita su rovine di un antico castello. Il grande edificio cattura l’occhio grazie alla splendida facciata del XVIII Secolo composta da due serie di finestre e il gioco realizzato da un raffinato sistema di scale. Un viale fiancheggiato da cipressi e il giardino in stile italiano completano la villa, che è tra le più belle della sua epoca.
A breve distanza si trova la località di Troghi, un villaggio dove in passato erano attivi numerosi mulini e forni. In direzione Incisa si trova il piccolo borgo di Cellai, dove la Chiesa romanica di Santa Lucia a Bisticci e le rovine del Castello omonimo, dominano in collina il paesaggio circostante.
Vicino località Cellai in direzione di Pian dell’Isola si trovano la Fattoria di Fonte Petrini, un tempo appartenuta a nobil Donna Kisla, di origine franca, e poi donata al Monastero di San Pier Maggiore in Firenze, con un noto lascito del 1073. Seguendo appare su uno splendido colle la Villa di Poggio Francoli, costruita alla fine del XVI Secolo dall’ Arcispedale di Santa Maria Nuova a Firenze nello stile di Bernardo Buontalenti con un progetto a padiglione dal tetto quadrato sormontato da una torretta centrale.
Rientrando verso il capoluogo, in Pian dell’Isola, una zona vicino al fiume Arno veniva dominata nel XI Secolo dalla Torre all’Isola, un’imponente torre di guardia ben conservata e recentemente restaurata.
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